L’arte giapponese del Kintsugi considera la frattura un valore da mettere in risalto ricomponendo la ceramica con l’oro. In fondo siamo più tolleranti con la Venere di Milo o la Nike di Samotracia o ancora con la Sfinge di Giza, le cui parti ormai perdute non sono una mancanza ma una testimonianza della loro storia.Ogni mezzo vale nella ricerca di un nuovo senso dove la fine della vita di un oggetto si proietta in una rinascita, in un’iscrizione al di là della sua origine, della propria struttura ritrovandosi poi in un assemblaggio, in una linea in-finita come dice Jean-Luc Nancy, “… infinitamente spezzata, spartiacque di tutti questi luoghi: punti di tangenza, di contatto, intersezioni, dislocazioni”.
L’artista italo-iraniano Mahmoud Saleh Mohammadi nasce a Teheran nel 1979 e frequenta l’Università d’Arte Elmikarbordi Karaj della capitale studiando pittura. Prosegue il perfezionamento all’Accademia di Belle Arti di Brera in Milano dove si laurea nel 2014. Vive e lavora in Milano dove sempre nel 2014 fonda lo Spazio Nour, riscattando con intelligenza un ampio interessante spazio del centro città al degrado, e mutandolo in un laboratorio creativo per il dialogo tra le diverse arti visive e performative. Nel suo lavoro riconcilia Oriente ed Occidente in una nuova intesa culturale, riscrive con l’oro un racconto empatico e compassionevole teso a superare le diversità con la sutura antica di un metallo alchemico e magico. L’uso del tappeto antico o di sue parti nella composizione rivela la potenza che gli oggetti hanno di preservare in se stessi tutta la storia della loro vita proprio come accade alle nostre esistenze di umani.

Le fratture sono i confini tra le nazioni, prendo ispirazione dalla filosofia del kintsugi, non ne imito la tecnica” dice Mahmoud Saleh Mohammadi. “Dobbiamo ritrovare le parole dei maestri d’arte nel sapere ricomporre la bellezza con un concetto umano. L’oro nelle mie opere rappresenta il sacro, il materiale mistificato dell’umanità, è la vita stessa di cui stiamo perdendo il significato, il senso ed i sensi. Il tappeto antico, usato, ha una memoria nelle sue cellule che testimonia la vita e l’arte. Non voglio snaturare l’oggetto che elaboro, ma mostrarne l’armonia nel bilanciarne le forze“.

Nel 2016, Mahmoud Saleh Mohammadi collabora con Antonio Marras per la scenografia della sfilata e tiene la sua mostra personale “Time and temple” al Circolo Marras.

 

Text by Alessandro Turci

 

Alessandro Turci, bio

Studi in Giurisprudenza all’Università di Torino ed interessi tra moda e arte contemporanea. Fashion Designer ed Art Director per marchi internazionali, Alessandro Turci fonda a Milano nel 2012 Risekult, associazione culturale per l’arte contemporanea e pubblica l’art book Risekult, libro d’eccellenza per collezionisti. Curatore di mostre d’arte, collabora con gallerie e musei. Contributing Editor per Flair Magazine, L’Officiel Homme e Thesignspeaking con rubriche su Arte e Moda. Insegna all’Accademia di Belle Arti di Brera, allo IED Milano e Torino e all’Università Bicocca di Milano.