Minerva passò la sua vita così, derisa ed esclusa per il suo aspetto goffo, incompresa da chi la circondava, e il suo talento di poetessa non potè fare altro che morire con lei. Non ci è nuova questa storia, se pensiamo al drammatico racconto di Frankenstein o alle dolci favole Disney del Gobbo di Notre Dame o di La Bella e la Bestia, ognuno a suo modo non fanno altro che raccontarci una triste verità, quanto il pregiudizio ci limiti nella conoscenza dell’essenza delle persone. Minerva per tutta la vita è stata il “brutto anatroccolo” della città, ma era in realtà la regina della bellezza interiore, quella che gli altri non hanno saputo cogliere. La sua richiesta è molto chiara, non è altro che un invito a rompere quegli incantesimi di  preclusione dettati dalla comprensione superficiale dell’esteriorità poichè, citando Battiato, niente è come sembra, niente è come appare.

Minerva Jones

Sono Minerva, la poetessa del villaggio,

fischiata, schernita dai villanzoni della strada

per il mio corpo goffo, l’occhio guercio, e il passo largo

e tanto più quando “Butch” Weldy

mi prese dopo una lotta brutale.

Mi abbandonò al mio destino col dottor Meyers;

e io sprofondai nella morte, gelando dai piedi alla faccia, come chi scenda in un’acqua di ghiaccio.

Vorrà qualcuno recarsi al giornale,

e raccogliere i versi che scrissi? —

Ero tanto assetata d’amore!

Ero tanto affamata di vita!

Questo progetto, tutto italiano, nasce dall’idea di Henry&co. Design in collaborazione con Antonella Manenti, giovani appassionati nel campo dell’arte e della letteratura