E’ aperta fino all’8 ottobre 2018 la mostra di primavera del Costume Institute Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination al Met Fifth Avenue – nelle gallerie gallerie bizantine e medievali, Mary and Michael Jaharis Galleries for Byzantine Art, parte di The Robert Lehman Wing, e l’Anna Wintour Costume Center – e nella parte alta di The Met Cloisters accanto all’arte medievale della collezione The Met.Lo studio di architettura e design interdisciplinare Diller Scofidio + Renfro (DS+R) firma il design della mostra con The Met’s Design Department. A fornire un contesto interpretativo del legame della moda con il cattolicesimo sono più di 150 ensemble, principalmente abbigliamento femminile, dagli inizi del XX secolo ad oggi. La presentazione li colloca questi nel contesto più ampio della produzione artistica religiosa per analizzare la loro connessione con la storiografia del cristianesimo materiale e il loro contributo alla costruzione dell’immaginario cattolico. L’installazione gioca sulla preminenza della luce all’interno degli ambienti religiosi. La luce naturale è una delle dimensioni più commoventi delle chiese medievali, trasmette un senso del tempo e una profonda esteriorità. All’interno della mostra, il ritmo di marcia nell’esposizione dei capi è periodicamente punteggiato da proiezioni di “luce soprannaturale”. Come se per provvidenza, le opere chiave fossero rivelate all’interno di cornici a forma di finestra di luce fredda e frizzante. Isolati dai loro vicini, sono portati in una relazione diretta con il loro ambiente architettonico e il cielo sottinteso. Come un’interruzione dei codici dell’esperienza museale, questo crea un ponte efficace per un altro, forse più spirituale, mondo.
L’immaginario cattolico è radicato e sostenuto dalla pratica artistica e l’inserimento nella moda di immagini sacre, oggetti e costumi continua la relazione in continua evoluzione tra arte e religione“, ha affermato Daniel H. Weiss, Presidente e CEO di The Met. “La collezione di arte bizantina e medievale occidentale del Museo, in relazione con l’architettura e le gallerie che ospitano le collezioni al The Met, fornisce il contesto perfetto per questi straordinari capi di abbigliamento.”

La mostra tematica – resa possibile da Christine e Stephen A. Schwarzman e Versace – presenta infatti il dialogo tra moda e capolavori dell’arte medievale della collezione The Met per esaminare il continuo coinvolgimento della moda con le pratiche devozionali e le tradizioni del cattolicesimo. Un gruppo di abiti e accessori papali del Vaticano funge da pietra angolare della mostra, evidenziando la costante influenza dei paramenti liturgici sui fashion designer. La mostra comprende circa quaranta capolavori ecclesiastici della sacrestia della Cappella Sistina, molti dei quali non sono mai stati esposti al di fuori del Vaticano.La moda e la religione sono state a lungo intrecciate, mutuamente ispirate e influenzate l’un l’altra“, ha detto Andrew Bolton, Wendy Yu Curator in Charge del Costume Institute. “Sebbene questa relazione sia stata complessa e talvolta contestata, ha prodotto alcune delle creazioni più originali e innovative della storia della moda“.

L’exhibition design crea un equilibrio tra un’esperienza elevata e un’altra che consente il livello richiesto di criticità all’interno di una cultura materiale più ampia. Da un lato, la religione è sacra e inviolata, ma dall’altra si è sempre impegnata con l’arte e la moda. La tensione che questa mostra esplora è come quella relazione, e i valori che esprime, cambiano nel tempo. In linea con la filosofia dello studio newyorkese che l’ha ideata. Concentrandosi su progetti culturali e civici, il lavoro di DS + R infatti affronta il ruolo in evoluzione delle istituzioni e, di conseguenza, il futuro delle città. I designer coinvolti nella mostra sono A.F.Vandevorst, Azzedine Alaïa, Cristobal Balenciaga, Geoffrey Beene, Marc Bohan (per House of Dior), Thom Browne, Roberto Capucci, Jean-Charles de Castelbajac, Gabrielle Chanel, Sorelle Fontana, Domenico Dolce e Stefano Gabbana (per Dolce & Gabbana), John Galliano (per House of Dior e per il suo proprio marchio), Jean Paul Gaultier, Robert Goossens (per Chanel e Yves Saint Laurent), Craig Green, Madame Grès (Alix Barton), Demna Gvasalia (per Balenciaga), Rosella Jardini (per Moschino), Stephen Jones, Christian Lacroix, Karl Lagerfeld (per House of Chanel), Jeanne Lanvin, Shaun Leane, Henri Matisse, Claire McCardell, Laura and Kate Mulleavy (per Rodarte), Thierry Mugler, Rick Owens, Carli Pearson (per Cimone), Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli (per Valentino), Pierpaolo Piccioli (per Valentino), Stefano Pilati (per Saint Laurent), Gareth Pugh, Yves Saint Laurent, Elsa Schiaparelli, Raf Simons (per il suo marchio e per House of Dior), Viktor Horsting e Rolf Snoeren (per Viktor & Rolf), Olivier Theyskens, Riccardo Tisci, Jun Takahashi (per Undercover), Thea Bregazzi e Justin Thornton (per Preen), Philip Treacy, Duke Fulco di Verdura (per Gabrielle Chanel), Donatella Versace (per Versace), Gianni Versace e Valentina.

Fondato nel 1981, Diller Scofidio + Renfro (DS + R) è uno studio di design che si occupa di architettura, design urbano, installazioni artistiche, performance multimediali, supporti digitali e stampa. Lo studio ha sede a New York ed è composto da oltre 100 architetti, designer, artisti e ricercatori, guidati da quattro partner: Elizabeth Diller, Ricardo Scofidio, Charles Renfro e Benjamin Gilmartin.

Immagini: © The Metropolitan Museum of Art