L’alimentazione è sempre argomento di teorizzazioni più o meno estreme. Anche per il design e per l’arte il cibo è diventato oggetto di riflessione, come quella controversa ma efficace, di Sonja Stummerer & Martin Hablesreiter, che hanno messo in scena Eat Body Design al Museo Baerengasse di Zurigo. Si tratta di un’esibizione ispirata dal cibo, dal corpo e dalla società iper-igienica in cui viviamo, che tende a non considerare che ciò che mangiamo non è “carburante” per il corpo, ma il corpo stesso. Per visualizzare questo concetto gli artisti hanno ricreato una sala operatoria, dove un corpo aperto sul tavolo mostra una pancia piena di carne, mentre pane e verdure sostituiscono gli arti che muoviamo. Riprendendo le parole di Roland Barthes, riguardo al pensare al cibo, prima di assaggiarlo, anche la testa del manichino è aperta e riempita di pezzi di pane e di vino, come a voler simbolizzare le basi dell’alimentazione. Inoltre, accanto al tavolo operatorio, è stato predisposto un altro tavolo che mostra parti del corpo come cervello e cuore di marzapane, una gamba fatta di grano, salsicce al posto dell’intestino, insieme agli strumenti che gli artisti hanno usato per preparare il corpo: interessante vedere come gli attrezzi medici siano mescolati a quelli da cucina. Con un’interpretazione decisamente fuori dal comune, il messaggio trasmesso è quello che mangiare offre al corpo e alle sue cellule la possibilità di rigenerarsi, così come si fa artificialmente su in una sala operatoria. Inoltre il parallelismo con la chirurgia vuole sintetizzare l’approccio igienico/sanitario che abbiamo ai giorni nostri con il cibo. Il risultato finale, se a una prima occhiata può respingere, dopo una più attenta osservazione affascina e invita a riflettere con arguzia e, forse, giusto un pizzico di ironia.