Con Parigi si è chiuso il ciclo di presentazioni con cui la moda si è espressa nei confronti della primavera estate che verrà. È sempre interessante vedere come le più diverse interpretazioni confluiscano spesso in un’ispirazione comune, che questa stagione ha visto gli abiti progettati come in uno studio di architettura, piegati a un’entità suprema, quella della geometria. La disciplina, nella sua più pura accezione, ha trasformato le passerelle di Londra, New York, Milano e Parigi nei quaderni a quadretti che portavamo a scuola, con linee guidate su cui dare la propria visione della moda che verrà. C’è chi esplora le figure curve, come Vionnet che fornisce di cinture ovali da guerriera matematica le sue modelle, o Christopher Kane, che le articola in evoluzioni sofisticate sul decolletè dell’abito da cocktail, passando ovviamente dalla maestria di Dior, le cui lunghe gonne disegnano ampie iperboli. L’angolo è invece protagonista delle ispirazioni più squadrate, coloratissimo nelle stampe di Matthew Williamson, guidandone anche i tagli, più funzionale nelle complicate costruzioni di Issey Miyake, in cui da motivo decorativo diventa strumento di studio per la creazione di forme e movimenti del capo inaspettati. Linee così precise, al punto che Prada le mette ben in evidenza con profili a contrasto su abiti e overcoat, da richiamare la x e la y di un perfetto piano cartesiano, sintetizzate nei grafismi verticali e orizzontali di Giambattista Valli. Anche la z non è dimenticata: di netto trancia le silhouette pulite dei completi di Maison Martin Margiela e dei lunghi chemisier di Marni, fino a costruire importanti risvolti sui top di Osman. Un ritorno alla progettazione grafica che trova nel tratto di una matita il decoro più sofisticato e rinviene, nel disegno, la struttura dell’eleganza.