La notte cala sulla città, le strade si svuotano, i portoni si chiudono, lo sguardo si appropria in esclusiva di uno spazio normalmente condiviso. MILAN AFTER MIDNIGHT è un racconto intimo del suo non personaggio, Milano, una delle città più vibranti d’Europa, non più da bere ma punto di partenza di un viaggio interiore, rappresentata come un contenitore di storie e svuotata dei suoi protagonisti umani.

Allo spettatore viene offerto un punto di vista privilegiato: nessuno all’interno dell’immagine interagisce con la scena, solo lui all’esterno, lasciato alla risonanza inconscia con le facciate dei palazzi, coi volumi dei sottopassi, con le prospettive ampie dai cavalcavia e con le rare macchie di colore disegnate dalla luce. Il mistero si insinua oltre ai varchi, i punti di passaggio tra i volumi della città, i portoni, le scale, gli ingressi degli alberghi e le finestre che sussurrano all’inconscio una domanda: cosa ci sarà oltre?Sul filo dell’intimità dei dipinti di Hopper e dell’astrattismo spirituale dei varchi di Rothko, il progetto fotografico di Duska Karanov e Marcello Bonfanti, nato per la divulgazione social, fornisce un antidoto alla celebrazione narcisistica dell’individuo ripiegato su se stesso che domina l’immaginario collettivo plasmato dagli influencer.

La scena si svuota della presenza umana e lascia spazio all’inconscio dello spettatore. Il confine tra pubblico e privato, ormai distrutto dall’ostentazione di momenti di vita reale o presunta tale, viene ristabilito dai varchi che separano gli spazi della città, i portoni, i cancelli, le finestre, che separano le case dalle strade, solleticando un interesse quasi voyeuristico per le finestre sui cortili e suggerendo la sensazione di inaccessibilità alla dimensione della vita privata altrui.

MILANO AFTER MIDNIGHT nasce in un momento in cui la produzione e divulgazione iconografica si è democratizzata tramite i social, che hanno sfumato il confine tra produttore e fruitore, fornendo sfogo alle nevrosi contemporanee che si sommano nella necessità di affermazione di identità frammentate e precarie.

Il progetto fornisce uno spazio iconografico in cui un modello da emulare non esiste, sottrae l’individuo alla possibilità di essere la storia narrata di se, e costringe ad ascoltare la propria storia che viene dall’inconscio. Nato sulla scia dell’umanesimo digitale, MILANO AFTER MIDNIGHT si propone di contribuire a spostare il discorso iconografico social dall’autocelebrazione narcisistica individuale alla persona in senso più alto e lato.