Cosa rende un film un “design film”? Pensiamo a un documentario che tratta l’argomento in modo specifico o a un film che, parlando d’altro, mostra il design e l’impatto che ha nelle nostre vite? O ancora, si definisce “design film” una pellicola che, proprio per come è stata pensata, girata e montata, rappresenta il design applicato alla cinematografia?

Per rispondere a questa domanda, Alice Rawsthorn, importante firma del giornalismo di settore nonché Guest Curator per l’edizione 2019 del Milano Design Film Festival – dal 24 al 27 ottobre all’Anteo di Milano – presenta una selezione di titoli che dimostra come la definizione di “design film” possa essere tutte queste cose, spingendosi a toccare temi come il consumismo, l’industrializzazione o l’inquinamento. Del resto, ‘Design as an attitude’ è anche il titolo di uno dei suoi ultimi lavori.

Giunto alla sua settima edizione, il MDFF è un atteso appuntamento annuale con il cinema e il progetto che raccoglie storie di architetti e designer, stili, avanguardie e inchieste su grandi temi sociali. Per quattro giorni, come ogni anno, il festival propone al pubblico un’ampia selezione di pellicole e una serie di incontri e dibattiti al fine di avvicinare gli spettatori alle più contemporanee concezioni del design e dell’architettura, lavorando sull’idea che tutto ciò che ci circonda è legato alla progettazione. Come sosteneva il pittore e fotografo ungherese, esponente di punta del Bauhaus, László Moholy-Nagy, il design non è un mestiere ma piuttosto una predisposizione.

Ogni storia narrata nelle pellicole in palinsesto, del resto, parla a tutti e racconta la storia di ognuno. Come nel film d’apertura The Human Shelter di Boris Benjamin Bertram, dove il regista danese ci conduce in un viaggio poetico e antropologico per scoprire cosa le persone definiscono casa. Un documentario che vuole esplorare come lo shelter, il rifugio, possa mutare a seconda delle circostanze. Nel presentare la contemporaneità anche nelle sue forme più estreme – uno studio newyorkese, una baraccopoli o i sei metri quadrati a Tokyo – il regista lancia una riflessione sulla relazione tra l’uomo e la geografia politica, climatica e sociale del suo habitat. Una pellicola che si inserisce perfettamente nel programma elaborato per questa edizione del Festival dalle curatrici Antonella Dedini, Silvia Robertazzi insieme a Porzia Bergamasco. Il titolo scelto per il MDFF 2019 è infatti Mind The Gap, e trattiene in sé l’invito a cogliere le differenze, riflettere sui cambiamenti, ragionare su una rivoluzione digitale che ci coinvolge direttamente e modifica il nostro modo di relazionarci non solo con gli altri, ma anche con gli oggetti che ci circondano.

Si parlerà di Intelligenza Artificiale, con una serie di titoli a indagare un futuro tessuto da macchine con trame di algoritmi. Tra i titoli presenti in questa sezione, Elevation il film di Marcus Fairs e Oliver Manzi prodotto da Dezeen, conosciuto magazine online inglese, sui droni e su come questi abbiamo cambiato la percezione dell’architettura; More Human Than Human di Femke Wolting e Tommy Pallotta che lancia una riflessione sulla creatività ai tempi dei robot; o ancora The Truth about Killer Robots di Maxim Pozdorovkin, dove giornalisti, ingegneri e filosofi analizzano situazioni dove l’uomo è rimasto vittima della robotica e come questa, se non controllata, possa diventare una minaccia.

Art of Thinking, è la sezione che raccoglie non solo storie trasversali al mondo del progetto, ma anche pellicole sperimentali dal punto di vista cinematografico come l’autentica performance online Operation Jane Walk degli artisti Leonhard Müllner e Robin Klengel o Martin Cries di Jonathan Vinel: 16 minuti di pathos realizzati a partire dal motore grafico del video gioco Grand Theft Auto V.

Documentari che fanno pensare sono anche Push di Fredrik Gertten, vincitore del Politiken Audience Award 2019, che grazie anche agli interventi di Roberto Saviano, Joseph Stiglitz, Leilani Farha (Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sul Diritto alla casa) e Saskia Sassen indaga la relazione tra finanza, Real estate e crisi abitativa. Anche Hashti Tehran di Daniel Kötter descrive la sfida urbanistica di Tehran, della sua periferia e di una realtà sociale molto complessa. Segnaliamo infine Mirabilia Urbis, di Milo Adami, che mostra Roma attraverso gli scritti del giornalista e ambientalista Antonio Cederna, dalla ricostruzione post bellica alle baracche fino alle lotte per la casa degli Anni 70.

Si riconferma anche per l’edizione 2019 una particolare attenzione al genere biografico: tra tutti i titoli, meritano menzione le anteprime italiane City Dreamers di Joseph Hillel, Bauhaus Women di Gregor Schnitzler, Harry Seidler: Modernist di Daryl Delora (anteprima italiana) Barbara Stauffacher Solomon: Visions Not Previously Seen di Christian Bruno, Kurt Keppeler, Nataliija Vekic, Corrado Levi Marrakech Theorie (2006-2019) di Alice Guareschi.

Al design sarà dedicata la serata di apertura (solo su invito per il 23 ottobre al Triennale Milano Teatro), dove verrà proiettata la première italiana di Chair Times. A History of Seating di Heinz Bütler (Svizzera, 2018, 90’). La pellicola, realizzata in collaborazione con il Vitra Design Museum, racconta attraverso l’esclusiva collezione di sedie di Rolf Fehlbaum l’evoluzione del prodotto industriale, i protagonisti e le avanguardie che hanno fatto la storia del design. La proiezione sarà introdotta dallo stesso Fehlbaum in conversazione con Stefano Boeri, Presidente Triennale Milano. Ospite speciale, oltre al Sindaco Giuseppe Sala, Alice Rawsthorn, che saluterà gli ospiti e sarà a sua volta protagonista il 24 ottobre alle 11:30 all’Anteo Palazzo del Cinema, di un dialogo con Fehlbaum prima della proiezione della pellicola di Bütler aperta al pubblico. La sua lecture invece è prevista lo stesso giorno alle 20:30 e sarà seguita da Une ville à Chandigarh di Alain Tanner.

Un altro momento importante precederà la proiezione di Ornamento e Delitto unico filmato di Aldo Rossi, Gianni Braghieri e Franco Raggi per la regia di Luigi Durissi prodotto in occasione della XIII Triennale di Milano (1973). Il documentario verrà proposto nella versione appena restaurata dalla Cineteca di Bologna. Gli architetti Braghieri e Raggi insieme a Chiara Spangaro della Fondazione Aldo Rossi ricorderanno quella particolare stagione creativa e politica grazie al supporto dell’azienda Marazzi Ceramiche, sponsor del festival fin dalla prima edizione.

La storia della qualità artigiana delle aziende italiane troverà riscontro nella pellicola prodotta da Lualdi dal titolo Doors_Lualdi Stories, diretto da Francesca Molteni con testi di Patrizia Scarzella. A introdurre insieme alla regista e alla giornalista l’architetto Cino Zucchi. Il racconto parla di storie intrecciate di una famiglia e della loro prima falegnameria artistica aperta nel 1860: radici lontane che hanno saputo svilupparsi e dare vita a un’azienda oggi internazionale, protagonista del design italiano per i suoi esclusivi sistemi divisori. Latta e Caffè di Antonello Matarazzo invece è dedicato al lavoro, poetico e visionario, dell’architetto napoletano Riccardo Dalisi: una pellicola che parla di artigianalità italiana e di originale creatività che ben rappresenta il lavoro intrapreso dalla nuova piattaforma Design Italy nata per ricercare, valorizzare, promuovere e commercializzare all’estero la creatività e qualità unica del design italiano. Per la prima volta supporta il festival.

Una serie importante di anteprime per l’Italia affronta il tema dell’architettura. Architecture of Infinity dello svizzero Christoph Schaub indaga lo spirituale nell’arte e nell’architettura mostrando, tra gli altri, lavori di Peter Zumthor, Peter Märkli e Alvaro Siza, per citarne alcuni, mentre The Real Thing di Benoit Felici racconta il paradossale mondo delle copie: se oggi è possibile vivere in una finta Avenue des Champs- Élysées in Cina, questa pellicola oltre a rivelare come si vive una vita vera in un non-luogo, lancia una riflessione su una pratica, quella della copia, antica come l’architettura. The Black Museum di Oliver Hardt racconta non solo l’architettura, ma l’importanza simbolica del National Museum of African American History and Culture (NMAAHC) a Washington D.C., progettato da David Adjaye. Infine, non per importanza, The Idea Is Paramount. The Architectural Passions of Andrzej Wajda di Jacek Link- Lenczowski che partendo dall’inedita passione per l’architettura e la cultura giapponese del regista polacco ripercorre la vicenda e la realizzazione del museo d’arte realizzato a Cracovia grazie anche al suo supporto economico.

Milano Design Film Festival inaugura quest’anno un altro appuntamento importante e unico: l’AFA – Architecture Film Award. Un premio fortemente voluto e supportato da Silvia Robertazzi e Antonella Dedini che con la Fondazione dell’Ordine Architetti PPC della Provincia di Milano hanno scelto di promuovere questo appuntamento internazionale a cadenza biennale finalizzato alla selezione di pellicole dedicate alle differenti dimensioni dell’architettura – dalla città al paesaggio fino ai progetti privati – per incentivare la produzione di opere cinematografiche dedicate al progetto anche come strumento di comunicazione degli architetti. Alla giuria presieduta dal regista e docente Maurizio Nichetti e composta da Roberto Pisoni (Direttore Sky Arte HD), Davide Rapp (architetto, regista e rappresentante della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Milano), Marco Della Torre (architetto e designer, coordinatore della Direzione dell’Accademia di architettura di Mendrisio – USI) e il regista Francesco Clerici spetterà quindi il compito di assegnare i premi: 7 mila euro per il vincitore della sezione Architecture’s Film e 3 mila euro per quello della categoria Studio’s Film.

Un’altra importante novità che si aggiunge alla programmazione, è il lancio di Bloom, spin-off del MDFF, che vuole affrontare la relazione tra uomo e natura. Questa sezione si avvale della curatela di Antonio Perazzi scrittore, botanico, accademico e paesaggista italiano che con il suo lavoro ha offerto la consulenza, tra gli altri, a Michele de Lucchi, Antonio Citterio, Franco Zagari, Park Associati, per citarne alcuni. Tra i film in programma il pluripremiato In Between Mountains and Oceans di Masaaki Miyazawa e Roberto Burle Marx di Joao Vargas Penna.

Come di consueto il festival sarà arricchito di numerosi interventi che vedranno protagonisti non solo i registi: Michele De Lucchi il 24 ottobre alle 10 di mattina aggiornerà il pubblico sul suo avveniristico progetto Earth Stations; Mario Botta sabato 26 alle 14, introdurrà il tema dell’architettura religiosa oggetto del film Mario Botta. The Space Beyond di Loretta Dalpozzo e Michèle Volontè; l’architetto Giulio Ceppi parlerà venerdì alle 15 delle relazioni impreviste tra arte e pubblicità mostrando i risultati di workshop che ha tenuto in sezioni femminili e maschili di carceri milanesi: un documentario di SkyArte HD racconterà la storia. Sempre venerdì alle 16:30 gli architetti Umberto Zanetti e Alessandro De Magistris introdurranno Palace for the People di Boris Missirkov e Georgi Bogdanov: un documento chiaro di come l’architettura è stata strumento del potere nella seconda metà del XX Secolo.

Come ogni anno la mattina del sabato 26 alle 10 vedrà ospite l’Accademia di architettura di Mendrisio della Università della Svizzera Italiana. I lavori degli studenti che hanno partecipato al workshop Filmare l’Architettura saranno presentati dagli stessi giovani registi.

Per il finissage del festival è stata organizzata una serata speciale: Peter Greenaway, grazie al contributo di Cassina, sarà protagonista con una lecture-spettacolo sull’Ultima Cena di Leonardo da Vinci e dialogherà con lo scrittore Gianluigi Ricuperati sull’influenza dell’architettura nella sua cinematografia. Durante la serata sarà proiettato The Missing Nail. A Vision by Peter Greenaway for Cassina on Leonardo da Vinci’s The Last Supper, incentrato sul “chiodo mancante” del Cenacolo leonardiano.

Il 2019 celebra i 40 anni di gemellaggio tra Milano e Shanghai. MDFF partecipa ai festeggiamenti con un panel e selezionate proiezioni tese a raccontare le due città, le loro differenze, ma anche ciò che le accomuna. Ospite d’eccezione il Professor Shaonong Wei, preside della School of Design della East China Normal University di Shanghai che ci guiderà nella storia della metropoli cinese. Didi Gnocchi, CEO di 3D Produzioni e responsabile di MemoMi , webtv sulla memoria di Milano, insieme agli architetti Alida Catella di COIMA, Italo Rota e Shaonong Wei approfondiranno il tema durante il panel. A seguire, verranno proiettati tre documentari di MemoMi che raccontano Milano durante le dominazioni straniere: spagnola, napoleonica e degli Asburgo. Questa finestra sulla megalopoli cinese conferma la vocazione internazionale di Milano Design Film Festival che dalla prima edizione affianca l’evento milanese con incontri internazionali. Quest’anno alla terza rassegna ospitata a Shanghai insieme al Consolato e all’Istituto italiano di Cultura (23,24 e 26 novembre, Jing’an District Culture Center ), MDFF terrà una Masterclass, sempre sulla relazione Milano-Shanghai (22 novembre, 14:30 Shanghai Exhibition Center), durante la quarta edizione del Salone del Mobile.Milano Shanghai. Il tour cinese continuerà poi a Chengdu in occasione della Chengdu Europe Culture Season (27,28 e 29 novembre, Osgh Cinemas, Luxe Town) e a Hong Kong (6,7 e 8 dicembre), durante la Business Design Week, ospiti del prestigioso K11 MUSEA con la collaborazione del Consolato generale d’Italia a Hong Kong, UA CineHub e il coordinamento di Santina Bonini.

Il programma completo sarà consultabile online: www.milanodesignfilmfestival.com