Una dichiarazione contro la pressione autoimposta degli artisti che creano alla ricerca dell’originalità o di coloro che finiscono per vedere la loro arte trasformata in un prodotto il cui valore è imposto esclusivamente dal mercato. Una lotta contro la strategia del capitalismo che riesce a mantenere il consumatore costantemente in attesa della dittatura della novità. Allo stesso tempo, un gesto ironico data la contraddizione tra il titolo della mostra e il fatto che tutti i pezzi vengono presentati per la prima volta.ADN Galeria di Barcelona presenta Nothing New, la quarta mostra personale di Carlos Aires (14.12.2019 – 29.02.2020) dove sono esposte le sue opere più recenti e inedite. Possono essere considerate rappresentative della sua carriera, perché sono presenti tutti i soggetti e gli elementi che hanno arricchito la sua produzione da quando è diventato un artista alla fine degli anni Novanta: l’integrazione della musica nelle sue opere, dai vecchi dischi ai testi delle canzoni, l’inclusione di personaggi famosi e il denaro come rappresentazione del potere.Avvicinarsi alla figura di Carlos Aires significa aprirci alla possibilità di un’arte in cui coesistono elementi antagonisti: perversione, catastrofe, festa, violenza, desiderio, passione, sofferenza, morte. In sostanza, il suo lavoro è l’apertura di uno spazio giocoso e tragico mentre sottolinea un’imprevista equivalenza tra dolore e piacere. Ossessionato dalla perfezione tecnica, Aires lavora con diversi artigiani specializzati in ceramica, metallo o legno. Di conseguenza, le sue opere hanno una finitura sofisticata che contiene tracce di barocco, uno stile molto presente nella cultura andalusa in cui è cresciuto, come si nota dall’uso di superfici dorate e dalla grande profusione di elementi, da cui deriva un’estetica nostalgica e kitsch.

La materializzazione rigogliosa offre tuttavia una profonda critica della società di oggi. La visione ironica dell’artista rileva, senza cadere nella vana provocazione, una società dei consumi che si mostra non impressionata dalle grandi catastrofi del nostro tempo. Per questo si rivolge all’immaginazione pubblica usando le immagini dei mass media o le effigi di personaggi popolari.Nothing new si articola in due spazi tra loro collegati. All’ingresso i visitatori sono accolti dalla serie Bienvenido Mister Marshall, sette metri lineari di banconote contigue attraversate da un doppio filo spinato che ripercorre la recente storia spagnola. Nella sala principale si trovano diversi pezzi realizzati con porcellana, come l’installazione di Ombre, che riunisce più di cento statuette di porcellana tipiche di Valencia in cui i personaggi sono però stati dipinti di nero come se fossero appunto delle ombre. Spicca poi la serie “Canciones de amor para tiempos de crisis”, composta da nove immagini di grande formato realizzate con banconote di tutto il mondo che celebrano l’universalità della musica e l’installazione “Like tears in rain”, un enorme collage pieno di immagini che forma una vibrazione pittorica difficile da decifrare in lontananza ma che rivela al centro, quando ci avviciniamo, un gruppo di gocce dorate che scivolano lungo il muro. Lágrimas de oro…Il lavoro di Carlos Aires è un cocktail Molotov preparato così:

  1. Ascolta “Sweet dreams (are made of this)” ad alto volume. Evita di utilizzare versioni diverse dall’originale degli Eurythmics.
  2. Versa alcuni ricordi barocchi della Spagna del Sud in uno shaker.
  3. Aggiungi una parte dello spirito di Goya, una parte della tripla catastrofe del XXI secolo e un pizzico di desiderio speziato incontrollabile.
  4. Ore confuse di film Buñuel, Cassavetes, Hitchcock e Lynch.
  5. Versa due lacrime fresche direttamente dall’occhio sinistro.
  6. Brucia la banconota più alta disponibile sul drink, rivestendo il cocktail con una chiazza di olio scuro.
  7. Aggiungi alcuni cubetti di ghiaccio antartico che si sciolgono.
  8. Mescola accuratamente e agita con enigmatici movimenti lenti fino a che non si raffreddi. Può causare attacchi epilettici!
  9. Servi in uno splendido bicchiere bohémien di tua nonna.
  10. Riempi con un discorso non religioso nella tua lingua.
  11. Guarnisci con un tocco del quotidiano di oggi usando un tagliere di zattera africano e un coltello affilato mediterraneo per tagliarlo. Le notizie di guerra creano un sapore amaro contemporaneo.
  12. Divertiti ma quanto basta. Non consumare la buona vecchia H20. Rinfrescati sorseggiando acqua tra i drink.
  13. Balla se puoi.

Carlos Aires, Put-être reine d’Angleterre?, 2018

 

CARLOS AIRES (Ronda – Spain, 1974)

Il lavoro di Carlos Aires si ispira alla sua esperienza personale e alle sue ossessioni. La collisione con un’esistenza contraddittoria, e talvolta assurda, è trasposta nelle sue opere d’arte. Aires raffigura una realtà scomoda attraverso produzioni belle e attraenti portando lo spettatore a una comprensione a più livelli per scoprire una dimensione inquietante e politicamente scorretta oltre l’apparenza. Dà una svolta semantica a icone e valori stabiliti ricontestualizzando materiali già pronti, impiegando oggetti fragili e ancora carichi (vecchi dischi in vinile, carta, valute) e sottolineando una posizione critica verso la società neoliberale contemporanea.

Le sue opere sono state recentemente presentate singolarmente al Centre d’art et de Photographie di Lectoure; Museo Cerralbo, Madrid; CDAN Centro de Arte y Naturaleza, Huesca; Museo de Bellas Artes de Santander; CAC, Centro de Arte Contemporáneo, Málaga; o Centro de Arte de Alcobendas anche a Madrid. Tra le mostre collettive a cui ha partecipato spiccano ¡Dulces Sueños! A les Abattoirs, Tolosa; XXV años de la Colección Alcobendas presso il Centro de Arte Alcobendas di Madrid; Un breve secolo: Collezione MACBA, al Museu d’Art Contemporani di Barcellona; En plan travesti (y radical) a Tabacalera, Madrid; Extraña Varsovia presso il Centro Cultural Maria Victoria Atencia di Málaga; Abierto-Abierto a Estudios Los Guayabamos a Guadalajara, in Messico; Black Disguises all’MMSU, Museum of Modern and Contemporary Art di Rijeka; SUINI, Artium, Vitoria; Les mondes inversés, B.P.S.22, Charleroi; 5a Biennale di Salonicco e la Biennale di Bucarest 6.