Sapevi che l’acqua che beviamo può avere fino a ottocento anni di vita? Cioè, essere piovuta ottocento anni prima e dopo un passaggio attraverso la montagna, la terra, i minerali, la memoria, giungere perfetta sulle nostre tavole?

E sapevi che una bottiglia ha un ciclo vitale composto di vari ritorni alla base di partenza, l’azienda, in cui viene spogliata dall’etichetta, lavata con estrema cura, disinfettata e nuovamente immessa nel circuito? Di fatto, una bottiglia può “tornare nel mondo” anche venti volte nel giro di qualche anno prima di lasciare ed avviarsi al riciclo. Perché il vetro ha il bellissimo pregio di trasformarsi e non lasciare scorie ambientali.

La complessità della vita di una bottiglia di acqua minerale è sorprendente. Il progetto della bottiglia “Chiarella” mette insieme una filiera di tematiche forti del progetto ed è coinciso con la ricerca di un archetipo, di un’icona e di un gesto giusto. Perché la bottiglia contiene e l’acqua prende la forma del suo contenitore, che in quel momento diventa il suo veicolo, il suo modo di entrare nel mondo. In questo senso l’approccio è stato guidato dall’idea di cucire intorno a quest’acqua speciale un contenitore che la potesse trasportare con gioia, con la giusta eleganza, come un vestito di alta sartoria, su misura.

La Fonte “Chiarella”, ha una storia profondissima e antica, e tutti questi elementi non potevano non concorrere alla definizione del progetto di una nuova bottiglia di vetro. Dai monti del Lago di Como, limpida come il suo nome. E’ qui, direttamente dalle rocce del monte Grona sopra Plesio, che proviene quel suo peculiare mix di minerali dalle storiche e comprovate proprietà salutari.

La bottiglia dell’acqua in vetro è una presenza costante sulla tavola, luogo sacro della famiglia, dell’amicizia, dell’incontro, della convivialità. Disegnare una bottiglia dell’acqua minerale significa lavorare con questa dimensione e con l’archetipo. Per un designer una bella e profonda sfida”. Così il designer Lorenzo Palmeri. inizia il racconto del progetto “Chiarella”. “Il lavoro con “Chiarella” ha significato entrare in relazione con una fortissima realtà famigliare, per cui disegnare la nuova bottiglia è stato un processo condiviso, partecipato in cui necessariamente è entrato il cuore, testimone di un’attitudine, di un approccio etico e fortemente sentito”.La bottiglia “Chiarella” ricorda in qualche modo il rigore della divisa militare e la famigliarità della moka per il caffè, due elementi legati alla memoria popolare ancestrale di ogni italiano. Parlando della bottiglia, la zona più stretta in vita, la cintura, oltre ad avere una peculiare funzione strutturale invita alla naturalezza del gesto, che diventa immediato, spontaneo. Non chiede l’attenzione della vista.

Il lavoro sulla superficie ha portato all’identificazione di alcune zone atte al racconto, per cui nei rilievi sulla base, si possono riconoscere i monti e il lago della zona di Bellagio, sede della fonte, riconoscibili anche semplicemente al tatto, così come accade con il nome dell’azienda.

La bottiglia brilla per la quasi totale assenza di etichetta che qui diventa un semplice collare, stampato su una carta speciale, che ci da alcune informazioni necessarie e racconta della sua bellezza “naked”.“Come spesso capita con il design, quello della bottiglia è stato un progetto ricco di scoperte, di confronti con regole peculiari, di filiere produttive, di materiali, di complessi rapporti con il trasporto e la distribuzione, di fragilità intrinseche. Ognuna di queste voci ha contribuito in qualche modo al risultato finale, ha chiesto un pensiero e una soluzione, a volte in contrasto con la direzione che avevamo scelto. Per questo, come sempre, un progetto condotto in porto ha qualche cosa di miracoloso che trova evidenza alla fine del processo quando, finalmente, questa bottiglia può abitare comodamente la tavola e le mani delle persone” conclude Lorenzo Palmeri.

Anche il tappo è stato oggetto di discussione progettuale e si caratterizza per la riga segnaletica, che indica se l’acqua è frizzante o naturale, in un modo del tutto inedito. Anche in questo caso la volontà di immediatezza, di una riconoscibilità rapida, immediata, senza passaggi inutili.