La moda come verità. Girando intorno ai ricordi e ai loro significati

Vediamo il nostro mondo attraverso un filtro perfezionato, patinato, conformato, photoshoppato che non decifriamo più. Tra inedito e alterato, genuino e contraffatto, tangibile e concettuale, realtà e finzione, falso e profondamente falso. La tecnologia crea realtà e identità alternative, un mondo di cloni digitali. (Balenciaga, SS 2022 Fashion Show)

La realtà fluidificata attraverso i canali web reimposta il rapporto tra tempo, spazio e materia che aveva da sempre determinato e scadenzato le nostre attività. Tramite il codice possiamo essere ovunque, in altro tempo, con altre identità, partecipi di un mondo nuovo. Sostanzialmente cambia il modo di comunicare e quindi di fare cultura.

Ripensare la natura, generare nuove forme e colori, dinamiche inattese, ibridazioni. La natura siamo noi e tutto ciò che ci circonda. La differenza tra natura e cultura scompare o meglio si fonde divenendo insieme materia e soggetto, dissociata dall’obsoleto concetto statico di bellezza ideologizzata e idealizzata.

Le clonazioni digitali citate nel testo che apre la presentazione della collezione Balenciaga SS 2022 sono già in atto con l’obiettivo di penetrare il mercato ormai quasi esclusivamente online con nuove dinamiche verso un pubblico senza riferimenti di storia della moda, di vissuto, di fidelizzazione, come i ricercati millennial della Generazione Z.  

Balenciaga SS 2022

Questo il significato delle mosse di marketing che scambiano i codici delle Maison di moda, come recentemente Aria tra Gucci e Balenciaga, Fendace tra Fendi e Versace.

Fendace

Quel che a noi figli degli anni ’80 sembra un tradimento dei sacri simboli che hanno sollecitato da sempre il nostro senso del lusso e dell’esclusività, non è che un’occasione di divertimento e sorpresa per chi è nato digitale, abituato a revocare le proprie scelte per maggior convenienza. La libertà di una scelta che può essere revocata con leggerezza, non la identifica come il prendere con convinzione una direzione specifica.

Gucci Balenciaga Aria

Sfugge il senso, quindi, di dare nuovo valore ai codici passati in una società fortemente narcisistica come quella attuale, che impedisce di uscire dall’orizzonte ristretto del proprio Io, appartenente alla cultura del relativismo, per cui ciascuno decide da sé in che cosa consiste l’autorealizzazione, senza che nessuno debba o possa interferire nella scelta.

Durante il corso degli anni, abbiamo potuto constatare nelle varie interpretazioni che gli stilisti hanno dato di brand storici, visioni che hanno cambiato la storia del costume e dell’abbigliamento, come, proprio quei codici possono essere confutati, ribaltati, perdere il loro significato fondante. La narrazione che la Moda ci dà esula da una ragione di continuità e attualizzazione di quei canoni a favore della sopravvivenza di società finanziarie che fanno del fatturato la loro unica visione.

Cambia così anche il modo di percepire i brand storici, non più legati a doppio filo alla loro origine, ma ad uno storytelling che parli comunque di contemporaneità, qualunque sia l’argomento.

Cade altresì la possibilità di distinzione per qualità di prodotto, affascinati da un’immagine piuttosto che dalla sensazione nell’indossarlo. O meglio sarebbe dire che l’algoritmo ci costringe a soffermarci laddove è richiesta attenzione per l’acquisto, lasciandoci illusi di avere effettuato una scelta consapevole. D’altronde anche il gene è egoista, come citava Richard Dawkins, vuole tramandare il proprio imprinting, non favorire il nostro bene. La natura non ha morale esattamente come il mercato.

Codici invisibili, quello genetico e quello algoritmico, che fondono e confondono possibilità infinite tra reale e virtuale rendendoli ormai una cosa sola. Il continuo avanzamento tecnologico mette a fuoco un unico piano di lettura col perfezionamento delle sue scoperte, che avvicina sempre più le sinapsi cerebrali agli impulsi elettronici generati dalla macchina. Cosa dunque ci dovrebbe riportare all’umano, alla sua origine? Se in epoca post computazionale la tecnologia promette di potere realizzare tutto, imitare tutto sin nella sua più elementare forma di vita, così farà anche con l’imprevedibilità caratteristica dell’umana specie?

E quel che definiamo creatività, genialità, inventiva, libertà di espressione avrà anch’essa una sua “normalità” che la riporti ad una finalità predeterminata?

Alessandro Turci speaking