Il lavoro al centro. Cita Enzo Mari Giulio Iacchetti prima della performance che insieme a Odo Fioravanti ha tenuto ieri sera, primo marzo, allo IED di Barcellona. In qualità di Ambasciatori dell’Italian Design Day hanno ideato e allestito una mostra dal titolo “Ferri taglienti / Designing tools for future agriculture” dove hanno presentato una selezione di sette nuovi strumenti per la lavorazione del legno disegnati da loro e da tre giovani talentuosi designer italiani, Attila Veress, Mario Scaricato e Vittorio Venezia.

Perchéper mantenere serrato e vivo il dialogo con la storia c’è bisogno non solo di lampade, mobili e complementi d’arredo, ma anche di nuove roncole, destinate ai contadini di oggi e di domani. Strumenti da lavoro riprogettati pensando a chi li potrà utilizzare e a chi materialmente li produce, ovvero l’azienda Falci, che dal 1921 a Dronero si occupa di rifornire i contadini di tutto il mondo di attrezzi da taglio.

Il progetto della mostra rappresenta una riflessione sul delicato rapporto tra natura e artificio, tra quello che precede l’uomo e quello che dall’uomo procede” dice Odo Fioravanti. “È la storia ancestrale dell’addomesticamento dell’ambiente che ci circonda col pensiero e la prassi, per ricondurre questo rapporto a una misura umana, accessibile, a rischio ridotto. In questo delicato ambito nasce la mostra ideata con Giulio Iacchetti, designer che come me è cresciuto in ambiente rurale e con me sogna il ripensamento degli strumenti per la lavorazione della terra, la raccolta del fieno, la preparazione della legna. Strumenti caratterizzati storicamente da una ripetizione ossessiva delle forme e da una certa ortodossia nell’utilizzo. Pezzi della realtà materiale che rappresentano la storia italiana, con una costellazione di espressioni formali diverse di villaggio in villaggio. Il risultato è una piccola collezione di “Ferri Taglienti” pensati per lavorare la legna, sfrondarla, accorciarla, prepararla per l’inverno. Vedere questi oggetti prendere forma con le tecniche antichissime di forgiatura e battitura dell’acciaio incandescente – le stesse di Efesto e del Demiurgo – ha qualcosa di misterioso e sacro che non si può spiegare. Per me è un cerchio che si chiude, finalmente, trasferendo in una veste materica virtualmente immodificabile, l’istanza del design, della ricerca di un futuro possibile”.

C’è bisogno di una nuova roncola?” si chiede Giulio Iacchetti. “Ci sono oggetti cristallizzati in forme archetipiche assolute e storicizzate che apparentemente deprimono qualsiasi pensiero legato ad un loro restyling o ripensamento progettuale. Pensiamo ai violini, fissati una volta per tutte in termini di proporzioni, disegno e materiali, dalle scuole liutaie cremonesi all’inizio del Seicento e fino a oggi reiterati dai liutai seguendo i modelli storici. Ma pensiamo anche agli strumenti agricoli manuali, attrezzi che abbiamo ereditato prima visivamente e poi materialmente: immutati nelle forme e nelle dimensioni, ci accompagnano da secoli nei lavori dei campi, negli orti e nei giardini. Oggetti potenti, rudi, ovviamente scevri da ogni possibile contaminazione stilistica e modaiola, ma nel contempo sempre più distanti dalla nostra contemporaneità, ed esteticamente sempre più disconnessi dalla dotazione di strumenti di cui oggi ci circondiamo. Utensili che potrebbero scomparire con la generazione che ce li ha consegnati.I loro stessi nomi evocano un italiano arcaico ed in disuso, la loro funzione è esclusiva di una ristretta cerchia di adepti, ultimi custodi di questa tradizione.Ma “tradizione” deriva dall’etimo “tradire”, ovvero portare oltre, crediamo quindi che il compito più prezioso per i designer sia quello di reinterpretarli, forzando la dimensione archetipica, di uscire da contesti strettamente locali e regionali per proporre al mercato oggetti di indiscutibile utilità, ma nel contempo, espressione autentica della nostra contemporaneità”.

La mostra, aperta fino al 9 marzo, è stata curata da Angelo Gioé, nuovo direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona: “I due designer italiani preferiscono ritornare al contatto diretto con la natura e il lavoro contadino reinterpretando strumenti nati agli albori dell’agricoltura. E così le roncole, che dall’età del Bronzo sono rimaste quasi immutate nelle forme, acquistano una nuova dignità estetica e una maggiore funzionalità”.

Innovazione e sostenibilità sono state dunque le protagoniste dell’Italian Design Day a Barcellona

Organizzato da Consolato Generale d’Italia, Istituto Italiano di Cultura e Camera di Commercio Italiana, insieme allo IED di Barcellona, per promuovere le sinergie tra istituzioni, aziende e designer e lo scambio creativo tra Italia e Spagna.