La riflessione di Alessandro Turci sul ritorno delle pellicce sulle passerelle autunno/inverno 2025-26 È veramente impressionante quanto la Moda o per meglio dire il business della moda, riesca a contraddirsi, smentendo scelte che pensavamo giuste per una più sana considerazione della Natura, uomo incluso. Fendi Pelliccia no grazie, tutela ambientale, inclusività, body consciousness, magrezze diseducative. Tutto scordato. Addirittura ritorna emblematica la pelliccia di Persiano (Swakara o Karakul) anche nella versione pregiata dal pelo così setoso, perché di agnello prelevato col cesareo prima della nascita. Visoni e volpi allevati in gabbie e uccisi con scariche elettriche (elettrodi, uno in bocca e uno nell’ano). Armani Il desiderio di vincere la lotta con la bestia e sottrarle il suo manto è una perversione atavica che purtroppo si perpetra anche con le eco pellicce (petrolio puro in forma di pelo), che non aumenta la responsabilità riguardo alla Natura, ma ne crea un diversivo plausibile. Diesel Tornano corpi magrissimi, quasi patiti, emaciati e spariscono quelle forme “curve” che, appena poche stagioni fa, erano state la conquista di un femminile possibile. Insomma, il post Covid (se vogliamo dare un termine al ripensamento su ciò che veramente conta) vede un peggioramento nello stile di vita e nei valori che dovrebbero supportare una visione equa e serena tra Natura e Cultura. Blumarine Poco importa se le giovanissime rispolverano la pelliccia vintage della nonna (o dei mercatini dell’usato), senza la minima consapevolezza di quel che vestono, giocando a signorine bene borghesi e sempre insoddisfatte. La mentalità peggiora ad uso di consumi non etici né sostenibili. Pare infatti che nemmeno nei commenti degli esperti e critici del fashion design compaiano osservazioni a riguardo, come se tutto il rispetto che auspicavamo in netta ripresa stesse soccombendo alla ragion di mercato. Ciò che è bello è anche buono se si vende. Abiti e corpi, umani o animali non fa distinzione, hanno la stessa destinazione, essere merce. Non chiediamo dunque alla Moda quella dignità che non può più garantire. Dall’educazione scolastica alle passerelle si vuole creare solo business, concentrando l’attenzione su quel che serve a far spendere e consumare. Gucci E la creatività? Quella che faceva da contrappeso al potere generando sacche di resistenza ribelli e libere? Quella che non aveva timore di far nascere nuovi linguaggi? Ora è asservita ai fatturati in crescita a doppia cifra, alle analisi di mercato, che non distinguono logiche diverse ma accomunano ogni cosa per convenienza. Prada Non per ultima una considerazione è necessaria sui cambiamenti climatici, sul surriscaldamento globale. Nelle nostre città non nevica più da anni, le stagioni fredde si limitano a poche settimane e dunque a che pro tutte queste coperture eccessive? Ricordiamo che storicamente i repentini sconvolgimenti naturali come eruzioni e terremoti hanno causato grandi mutazioni sia nella Natura che nella Cultura. Quello che sta avvenendo oggi è significativo anche sotto questa prospettiva. Il potere nega il problema climatico: Trump ha smantellato ad esempio la NOAA, l’Agenzia federale che si occupa del monitoraggio di mari e oceani, lasciandoci un futuro assai precario e nebuloso senza il dovuto controllo. Dsquared In questo modo si crea caos, un ambiente confuso e debole che richiede ordine. Una Moda disattenta e lontana dagli avvenimenti politici e ambientali, che predilige illudere con immagini nostalgiche e assai poco etiche, è destinata a cedere il passo alla voce del più forte. Alessandro Turci speaking Alessandro Turci Fashion designer e direttore artistico per brand internazionali, il suo interesse spazia dal design all’arte contemporanea, dall’editoria alla curatela. Professore ordinario all’Accademia di Belle Arti di Frosinone, in precedenza presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Fondatore e presidente dell’associazione per l’arte contemporanea Risekult (www.risekult.com) e direttore di Risekult magazine, art book di ricerca per collezionisti e amanti dell’arte. Contributing editor per Flair magazine, L’Officiel magazine e Thesignspeaking.