Il SaloneSatellite, che ha celebrato in aprile vent’anni, si prepara ad una stagione autunnale internazionale: in ordine di tempo, la 13a edizione del SaloneSatellite WorldWide Moscow si svolgerà dall’11 al 14 ottobre 2017 presso il Crocus Expo di Mosca, nell’ambito di quella che si riconferma come la più importante manifestazione – organizzata da Federlegno Arredo Eventi con la collaborazione di ICE, Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane – sul territorio russo dedicata all’arredamento e ai complementi. Lo scorso anno ha coinvolto 44 giovani designer russi e delle ex Repubbliche sovietiche alcuni dei quali sono stati poi invitati al SaloneSatellite di Milano.

La seconda edizione del SaloneSatellite legato al Salone del Mobile.Milano Shanghai si terrà invece dal 23 al 25 novembre prossimo sempre al SEC (Shanghai Exhibition Center) e si preannuncia un evento importante grazie alla presenza di oltre cento marchi italiani, in numero più che raddoppiato rispetto alla prima edizione, e un’area espositiva notevolmente più grande, in risposta al grande entusiasmo e interesse dimostrato dal mercato cinese per il design Made in Italy. Dedicato ai giovani designer under 35 selezionati da una giuria di professionisti, il SaloneSatellite ha lo scopo di incoraggiare la creatività delle nuove generazioni, dimostrata da giovani designer cinesi anche a Milano dove hanno vinto primo e secondo premio e una menzione speciale.

Abbiamo rivolto qualche domanda a Marva Griffin Wilshire che dal 1998 si occupa di supportare i più promettenti under 35 nella loro carriera mettendoli in contatto diretto con gli espositori del Salone in quello che è diventato un luogo d’incontro e di scambio tra imprenditori e nuovi talenti. E trampolino di lancio per molti designer che oggi sono star internazionali.

Marva lei crede molto ai giovani e alle loro capacità. Tuttavia il Design comincia a mostrare la necessità di un trasferimento delle esperienze più colto e completo. Si imita molto il lavoro dei grandi maestri per suggestione estetica più che per cultura del progetto. Si può riconquistare un maggior controllo del prodotto e ridare contenuto alla parola Design?

Credo che il Design serio si sia sempre occupato di cultura del progetto, ovvero di ricerca progettuale partendo da un’idea e cercando di svilupparla attraverso il confronto con gli imprenditori e le maestranze. La parola design è sicuramente molto inflazionata ed è per questo che tema dell’allestimento di questa 20a edizione è stato proprio il design. “Design is…?”, questo il titolo esatto è una domanda aperta, attuale e cruciale. Non chiede risposte ma apre a nuove riflessioni sul valore dei processi e dei progetti: un invito, dunque, a misurarsi sulla capacità di ascolto e dialogo con un pubblico sempre più maturo, attento a nuove esigenze, sollecitato dai traguardi della ricerca di nuove soluzioni, tangibili e intangibili, individuali e collettive, in grado di restituirci un futuro migliore. Anche nell’abitare. Il progresso tecnologico e l’evoluzione del web, negli ultimi anni, stanno ridefinendo i paradigmi della progettazione, aprendo al design nuovi campi di azione: dalla ricerca avanzata sui materiali al design delle interfacce, dal design di servizi alla prototipazione rapida. In questo scenario complesso e multiforme, l’industrial design guarda al futuro, cercando di rispondere a nuovi bisogni e desideri, in un dialogo costante con un mondo in trasformazione. 

Quali sono i vantaggi di Milano nei confronti delle altre grandi città del Design?

Milano ha dietro di sé un distretto del mobile attivo da secoli, quello della Brianza. Nessun’altra città al mondo ha questo valore aggiunto che è decisamente la sua forza.

Cosa hanno fatto del suo SaloneSatellite e più in generale delle attività fuori salone esperienze uniche al mondo?

Il SaloneSatellite è stato il primo evento in assoluto a occuparsi dei giovani, a valorizzarli e aiutarli. Portare i giovani all’interno di una manifestazione così importante come il Salone del Mobile e dargli la possibilità di incontrare gli imprenditori del settore, unitamente alla visibilità della stampa, è stata veramente una grande intuizione che solo oggi possiamo valutare in prospettiva. Tutto il resto – intendo i vari saloni o manifestazioni dedicati a giovani nati presso altre fiere o come eventi indipendenti nelle principali città europee e non solo – è una copia, o comunque, ha preso spunto dal SaloneSatellite.

Lei individua delle caratteristiche particolari nel design italiano? Quali sono?

L’identità dell’eccellenza italiana si basa innanzitutto sulla tradizione artigiana e poi sulla tecnologia, innovazione, creatività, stile, senso del bello e legame con il territorio, un saper fare che ci rende unici in un’Europa sempre meno manifatturiera. La forza del sistema produttivo Italiano risiede nella integrità della filiera composta da tanti piccoli imprenditori capaci di lavorare con passione e dedizione su nicchie di prodotto ad altissimo livello garantendo la possibilità di portare sul mercato eccellenze uniche che sono il risultato della combinazione di tecnologica, innovazione e, appunto, artigianalità.

Per la 16a edizione del SaloneSatellite avevo creato come tema “Design e artigianato: insieme per l’industria”, riflesso di una sensibilità collettiva a certe tematiche, che rispondeva al bisogno che i giovani designer sentivano (e sentono ancora oggi): integrare la tradizione dell’artigianato con le moderne possibilità che offrono la progettazione e la produzione industriale. Due “storici” artigiani di Cantù, un maestro vetraio ex partecipante del SaloneSatellite e un tecnico di un laboratorio digitale si erano alternati in quattro botteghe – Legno, Metallo, Vetro e Digitale – con dimostrazioni varie, interagendo con il pubblico, invitandolo a fornire idee da realizzare sul posto. 

L’anno successivo il tema è stato riproposto in “design, innovazione + artigianalità” e altre quattro botteghe artigiane e altri quattro abili maestri – del Tessile, della Ceramica, della Pelle e del Digitale – hanno mostrato ai visitatori come nascono, crescono e si evolvono i prodotti, per poi arrivare nelle nostre case.

Le sembra, tornando al tema del trasferimento di esperienza che il livello della formazione delle scuole e università italiane sia adeguato a mantenere un primato?

Mio malgrado, essendo anche io cittadina italiana, mi spiace dover dire che le scuole italiane e università non sono assolutamente competitive a livello internazionale, forse perché ancora ancorate alla filosofia crociana e non legate invece alla pratica, alla sperimentazione, alla concretezza.