Estetica del consumo, riflessioni di Alessandro Turci su libertà, verità e finzione della bellezza

La tendenza che il mondo ha seguito di ridefinire i rapporti con la forza e l’autoritarismo, urlando con violenza qualsiasi cosa, purché diretta e scioccante, ha subìto recentemente una deviazione inattesa, una reazione chiara ed opposta.

Non pare essere solo una richiesta di libertà e rispetto per la vita, quanto una necessità di verità, che passa sicuramente dalla corretta conoscenza delle proprie radici, per una visione ottimistica e serena (per quanto ancora possa essere possibile) del futuro.

L’autenticità, che viene percepita nel comportamento istrionico e violento, sembra non nascondere ulteriori minacce essendo dichiarata pienamente in tutta la sua aberrazione.

Cosa può celare la cattiveria se non la sua primaria natura? Ed è così che la diplomazia, il rispetto e la correttezza, sembrano una facciata falsa e manierata che può avere un risvolto pericoloso. Ignorante non è solo colui che non sa, ma anche chi ingenuamente spontaneo, si esprime con rude franchezza. Rozzo ma genuino, vero.

Questa condizione in genere si sviluppa in un terreno di confusione, di smarrimento di una scala valoriale basata sulla conoscenza e sull’accettazione, portando con sé un livore scambiato per fermezza. E con questo anche una certa diffidenza diffusa verso l’altro, di cui non ci interessa scoprire la vera natura, la sua storia, le sue necessità, quanto tenerlo debitamente a distanza dai nostri interessi.

I nazionalismi sono chiaramente il risultato di una profonda incapacità di vedere l’altro come una risorsa e fine ultimo delle nostre azioni. In un ambiente di tale natura, la funzione è tutto. Non chi sei ma a cosa servi sembra essere il mantra che pervade ogni angolo delle nostre vite, sola valutazione di uso e scarto da buoni consumatori seriali.

Così anche la Bellezza sembra dovere avere una funzione certa, ordinata, che delimiti i confini di ciò che è accettabile, una qualità dell’oggetto. La confusione va ridimensionata e riportata ad un ordine compositivo rigoroso, sicuro.

Nel design abbiamo notato decenni di compostezza lecorbusiana, di strutture semplici e lineari come interpreti di un gusto minimale ed essenziale, dimenticando quanto importante fosse l’emozione come funzione. Un’affezione che arriva dritto al punto, alla sollecitazione di quelle affinità umane che dovrebbero elevare la nostra specie.

Il concetto di sintesi bene esprime la ricerca di una rappresentazione complessa e unitaria composta da elementi singoli, il raggiungimento di un pensiero che racchiuda vari passaggi in uno solo. La considerazione di una realtà sfaccettata e complessa, dunque, non una semplificazione elementare che rimanga in superficie ma un taglio profondo e spesso doloroso.

La riduzione che il mercato fa nella commercializzazione e valutazione del valore delle cose, dalle opere d’arte alle collezioni di moda, ha le stesse dinamiche di domanda e offerta che nulla hanno a che fare con l’estro creativo e l’unicità. La brandizzazione garantisce il collezionista o l’acquirente del suo investimento. La Bellezza come Finzione. Ma una bellezza che non scardina, non sovverte, non colpisce.

Man Ray

Tutto si fonda su un equilibrio precario che cede velocemente il passo alla novità, rendendo necessario il perpetrarsi ossessivo di un continuo assortimento. Un percorso sostenuto da un inarrestabile avanzamento tecnologico fine a se stesso, senza scopo e privo di etica. Un terreno dove vale tutto e mai per un tempo sufficiente. Scadenze determinate dall’algoritmo, dal sistema finanziario e dall’esigenza di aumentare i fatturati nonostante tutto. Il consumismo, la cultura del possesso al di là delle reali necessità in una corsa alla spettacolarizzazione.

Libertà invece è valore, rispetto, comprensione, accettazione, gioia, conoscenza. Un’energia incontenibile che si espande e contagia, che non dà spazio alla paura, alla diffidenza, all’ansia. Un percorso complesso che ama la sintesi, la verità, l’autenticità. Un territorio dove ognuno trova il coraggio di riconoscersi nel confronto con l’altro. Dove il progresso è il miglioramento di tutti, indistintamente.

Alessandro Turci speaking