MEMORIA DELLA DIFESA , ARCHITETTURE FISICHE E MENTALI

Es Baluard, Palma di Maiorca

26.03.21 – 26.09.21

Circa quattro secoli fa, fu eretta a Maiorca la fortezza in cima alla quale si trovano oggi le fondamenta dell’Es Baluard Museu. Il progetto fu realizzato dall’ingegnere militare rinascimentale Giovan Giacomo Paleari Fratino, che ideò anche molteplici fortificazioni situate sia nella regione mediterranea che nel cuore dell’Europa. Pensare a fortificazioni e mura ancorate in queste enclavi ci introduce, paradossalmente, in una linea temporale che sappiamo quando inizia e che, purtroppo, è ancora in corso.

L’obiettivo della mostra “Memory of Defence: Physical and Mental Architectures”, curata da Imma Prieto e Pilar Rubí, dal 26 marzo al 26 settembre 2021 al museo ES Baluard di Palma di Maiorca, è quello di aprire un dibattito sulla costrizione a erigere elementi architettonici fisici e mentali, al fine di giustificare azioni che promettono protezione.

Lida Abdul, War Games (what I saw), 2006 (video still). Video. 16 mm film transferred to DVD. Duration: 5′. Edición: 1/5. Es Baluard Museu d’Art Contemporani de Palma.
© of the work of art, Lida Abdul, 2021. Courtesy of Galeria Giorgio Persano

Ma da cosa o da chi ci proteggiamo?

La mostra mette in luce la contraddizione e il paradosso che caratterizza la storia. In un certo senso, presenta un viaggio che avvicina sia a Frantz Fanon, riconoscendoci eredi di imprese coloniali e invasive, sia ai rapporti e alle denunce che Foucault ha evidenziato in Discipline and Punish (1975).

Roy Dib, Mondial 2010, 2014 (video still). Video, single-channel, colour, sound. Duration: 19’ 30’’. Courtesy of the artist and Galerie Tanit, Beyrouth © of the work of art, Roy Dib, 2021

Qual è il rapporto tra muri di confine, carceri e scuole? Vogliamo ascoltare, come direbbe Gayatri Spivak, le voci che abitano dall’altra parte del muro.

Patricia Gómez & María Jesús González, Las 7 puertas [The 7 Doors], 2011-2013. Incision on iron doors/Detached wall surfaces on black cotton fabric, 2.80 x 17 m. Courtesy of the artists / Galería 1 Mira Madrid © of the work of art, Patricia Gómez & María Jesús González, 2021. Photograph: courtesy Galería 1 Mira Madrid

La mostra è organizzata in tre aree distinte che ci permettono di approfondire la dicotomia che incombe sui motivi per cui vengono costruite le strutture di difesa. Come sottolineato in tutto il percorso espositivo, il nostro bisogno di protezione non è legato all’aggressione fisica, ma piuttosto è legato alla nostra paura di essere troppo vicini o di essere influenzati dalle idee di altre persone, sulla possibilità di cambiare il nostro modo di pensare e di fare.

L’allestimento inizia con un prologo che include un gruppo di opere storiche che mirano a riflettere sulla perpetua costrizione a costruire fortificazioni, nonché a portare alla luce i legami delle nostre attuali architetture di difesa fisica e mentale con il passato. Ad esempio, l’affresco del XIII secolo della Conquista di Maiorca della collezione del Museu Nacional d’Art de Catalunya, riprodotto per la prima volta per questa mostra, mette in discussione la questione della protezione: chi è il vero nemico? Attraverso la costruzione di piante e mappe di diverse epoche storiche, nonché attraverso una varietà di fonti iconografiche, ci avviciniamo agli scenari in cui la paura dell’altro si manifesta.

Jorge García, Arquitectura de defensa I, II i III  [Defence Architecture I, II and III], 2015. Painted iron and polished stainless steel, 21x23x23 cm; 21x25x25 cm; 21x28x28 cm.
Edition: 2/2.

Dopo la parte introduttiva arriva una seconda zona che fa trasparire il doppio gioco nascosto dietro sia le antiche fortificazioni che le attuali mura di confine. Dalle sbarre della prigione dei dipinti di Juan Genovés e Peter Halley ci si sposta verso la barriera della Cisgiordania che separa Palestina e Israele, come rappresentato dai video di Lida Abdul e Roy Dib. Memory of the Defense si conclude con una serie di materiali  dall’Archivio Intermedio Militare delle Baleari e un’installazione di Kemang Wa Lehulere. In questo modo, la mostra sottolinea l’urgenza di conservare, preservare e riattivare i nostri ricordi. A tal proposito, il Dipartimento dell’Istruzione di Es Baluard ha realizzato una serie di interviste ai vicini del museo che hanno vissuto in prima persona le trasformazioni avvenute nel paesaggio urbano e nel territorio circostante nonché dei molteplici utilizzi del bastione.

Mounir Fatmi, All that I lost, 2019. Barbed wire and metal calligraphies. Dimensions variable. Edition: 1/5 + A. P. Es Baluard Museu d’Art Contemporani de Palma, collection of the artist long-term loan © of the work of art, Mounir Fatmi, Vegap, Illes Balears, 2020

Infine, la mostra esplora il nostro presente attraverso una varietà di progetti di María Jesús González e Patricia Gómez, Antoni Muntadas, Mounir Fatmi e Petrit Halilaj, tra gli altri, inclusi argomenti come la paura di nuovi pensieri, pandemie, prigioni, muri e confini.

Il nostro tempo esige che i musei siano e debbano diventare luoghi di ritrovo e paradisi sicuri, luoghi di cura e affetto. A questo proposito, è della massima importanza affrontare le strutture fisiche e mentali che ostacolano la possibilità di crescere in una comunità.

Antoni Muntadas, Closed/Locked, 2020. 60 photographs printed on wood,
30 photographs measuring 29.7×42 cm each and 30 photographs 42×29.7cm each.

Con la collaborazione del Grup Serra, gli artisti presenti sono: Lida Abdul, Marwa Arsanios, Roy Dib, Mounir Fatmi, Jorge García, Juan Genovés, Leo Gestel, Patricia Gómez & Mª Jesús González, Petrit Halilaj, Peter Halley, Mestre de la conquesta de Mallorca, Antoni Muntadas, Daniela Ortiz, Tommaso Realfonso, Wolf Vostell, Kemang Wa Lehulere.