Quando si può parlare di opere d’arte e non più di oggetti d’arredo? Il design, per sua definizione, porta con sé la caratteristica della riproducibilità, antitesi del concetto di arte. Ma se questo poteva essere vero all’inizio, l’evoluzione del disegno industriale ha fatto sì che anche l’arredo potesse diventare espressione di un’idea e manifesto di un cambiamento. Succede dunque che l’artigianato si fa mezzo non solo di raffinatezza della produzione, ma anche strumento per raccontare il pensiero che si cela dietro il design e raggiungere l’unicità che contraddistingue le opere artistiche. L’oggetto su cui i nuovi designer/artisti riflettono è quello con cui la storia del design è iniziata: la sedia. Frank Tjepkema, founder dello studio olandese Tjep, propone una collezione di sedute sfruttando le tecniche tradizionali della lavorazione manuale per trasformare il materiale che rappresenta l’alba della civiltà: il bronzo. In opposizione alle nuove tecnologie, come la stampa 3D, Tjep realizza sedute che mostrano come il bronzo sia sostenibile perché riutilizzabile più e più volte, in un risultato che assomiglia più alla scultura che all’arredo. Anche in Brasile si lavora sul metallo: Ronald Scliar Sasson, in collaborazione con Segio Bertti, realizza la seduta Zózimo, che celebra il lavoro del giornalista Zózimo Barrozo do Amaral, testimone degli anni d’oro di Rio. Per questo il look è quello di del design anni ‘50/’60, proposto in rame e bronzo. Da Berlino arriva invece una rivisitazione di un materiale classico per le sedute, il rattan, di cui i creativi di Hettler.Tüllmann esaltano la sua stabilità ed elasticità, per la creazione di un arredo avvolgente che esclude il bisogno di cuscini o altri supporti alla materia. Una riflessione completamente diversa infine è quella di Fabio Novembre, quando disegna And per Vondom. L’interazione è l’intento principale, immaginando un concetto spaziale che si traduce in un volume a spirale, come a voler raccontare le turbolenze emotive di uno sguardo tra due persone moltiplicato all’infinito.