L’inconfondibile sartorialità italiana caratterizza il taglio degli abiti di Stella Jean, stilista di origini italo-haitiana, che acquistano un sapore inedito grazie a cromie caleidoscopiche e lontane dai canoni estetici europei. I contrasti vengono sottolineati dal forte attaccamento alle grisaglie e ai cappotti rubati al nonno e dalla commistione britannica che passa dalle giacche da camera a quelle da caccia. La moda si scopre dunque quale lasciapassare per nuovi territori: il rigore sartoriale dei tagli, le linee impeccabili e, ça va sans dire, l’immancabile camicia a righe della tradizione italiana ed europea, dalla vestibilità lievemente slim, instaurano un avvincente scambio di opinioni.  Trench di inconfondibile ispirazione British si alternano a blazer dal taglio prettamente sartoriale, entrambi in stoffa wax o in tessuto canvas, realizzato a telaio a mano in Burkina Faso, mentre i pantaloni in stampa wax dalla vita leggermente alta e abbinati a bretelle, sono tagliati alla caviglia, lasciando intravedere le mille stampe colorate delle calze. C’è però un backstage inedito nel mondo creativo di Stella Jean. Nell’intento di evidenziare ancora una volta l’importanza e la ricchezza intrinseca alla produzione culturale e artigianale dei singoli popoli, la designer ha scelto di realizzare una parte delle sue creazioni impiegando tessuti realizzati in Burkina Faso, da gruppi di tessitrici locali organizzati in cooperative e in aziende individuali coordinati tutti da un hub centrale, gestito dal programma di moda etica Ethical Fashion Initiative di ITC, agenzia dell’ONU e dell’OMC. L’infrastruttura è quella che ITC ha creato in Kenya e che viene usata per gestire una fabbrica estesa capace di conferire lavoro e dignità a tutti coloro che vi sono coinvolti. Un’ulteriore testimonianza di come la moda possa divenire veicolo ed espressione culturale per un arricchimento al tempo stesso estetico, sociale ed etico.