La mostra, che inaugura il restauro di Salone Verde in Calle della Regina a Venezia, è uno degli eventi collaterali della 59° Biennale di Venezia, curato da Danilo Eccher, promosso e organizzato da Nomas Foundation

Dal 23 aprile al 27 novembre 2022 in occasione della 59° Esposizione Internazionale d’Arte, Francesca Leone presenta a Venezia “Take your time”, un percorso installativo inedito. Tra gli eventi collaterali della Biennale, il progetto espositivo prende vita a partire dalle riflessioni intorno alle restrizioni imposte dalla pandemia e alla sospensione del tempo collettivo e individuale che ha caratterizzato il tempo pandemico, interrogandosi sul rapporto tra umano, tempo e materia.

L’artista scompone, forgia, plasma, scolpisce, dipinge la materia marginalizzata, gettata, scartata fino a restituirle una vita poetica e un nuovo rapporto morale con l’umano.

“Take your time” invita a riflettere, rallentare il tempo individuale per attraversare il tempo collettivo, immergendosi in quello che il curatore Danilo Eccher descrive come «un percorso scandito da giardini di rose cristallizzati nella lamiera, firmamenti composti dai rifiuti della strada, concrezioni geologiche un tempo calcaree ora convertite in metallo, lamiere-vessillo di colori bruciati».

Il pubblico è invitato a muoversi all’interno di un percorso installativo modulato in spazi fluidi, separati ma connessi fra loro, per entrare in una condizione sospesa tra esperienza personale e pubblica, tra immaginario intimo e universale, tra dimensione terrena e cosmica. Qui il tempo assume un valore di riflessività estetica necessario alla ridefinizione del sé e del senso delle proprie azioni in rapporto con il mondo. Tempo come strumento di conoscenza, oltre una quotidianità spesso assente e superficiale.

Aprendo un profondo dialogo con le questioni critiche suggerite dalla curatrice Cecilia Alemani in “Il latte dei sogni”, i quesiti postumani di “Take your time” guardano al consumo del tempo come uno degli effetti deteriori di Antropocene, suggerendo la possibilità di intraprendere un nuovo rapporto con la materia, non più estrattivo, ma restitutivo.

Il pubblico avrà accesso a una serie di installazioni immersive in un vero viaggio nel tempo. «In queste opere – spiega Danilo Eccher – è la ruggine che si ossida sul metallo, lo graffia, lo scalfisce, è lei a mostrare il volto del suo tempo ed è su questo viso che il colore accarezza le cicatrici, indica le espressioni, cura le ferite. Sono lamiere che conservano tracce della loro memoria, ricordi fatti di lavoro, fatica, sofferenza, forse anche dolore. Ogni graffio, ogni lacerazione, ogni piega sussurra un proprio racconto, offre allo sguardo l’immagine simbolica di un accadimento che si è perso nell’abbraccio del tempo.». «Sono» continua il curatore, «memorie ossidate, le stesse pelli metalliche che sfidano, in una metafisica grotta carsica, il tempo geologico di rudi stalattiti e stalagmiti». Attraversare gli ambienti del Salone Verde è un’esperienza da vivere in una sorta di molteplici realtà.

Il progetto di Francesca Leone apre anche un nuovo spazio nel cuore della città lagunare: il Salone Verde ubicato a Calle della Regina, nel Sestiere Santa Croce 2258, oggetto di un recentissimo restauro ad opera dell’architetto e accademico tedesco Ralph Petersen.

Durante l’apertura della mostra, presso lo spazio di Salone Verde, sarà organizzata una giornata di studio a cura scientifica di Nomas Foundation che coinvolge sociologi, filosofi, economisti, architetti, storici dell’arte. Il progetto è sostenuto da Allianz Bank Financial Advisors, Dante&Associati, F.P.A Finanza – Previdenza – Assicurazioni. L’evento è accompagnato da un catalogo, edito da Silvana Editoriale, con testi di Danilo Eccher, Laura Cherubini, Raffaella Frascarelli, Cesare Cunaccia.

FRANCESCA LEONE

Francesca Leone nasce a Roma da una famiglia di artisti. Le prime mostre personali dell’artista sono presentate nel 2008 presso il Loggiato di San Bartolomeo, Palermo (Riflessi e riflessioni) e Palazzo Venezia, Roma (Primo Piano, poi Castel dell’Ovo, Napoli, 2009). Nel 2009 espone al MMOMA-Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Mosca (Beyond Their Gaze, a cura di Maurizio Calvesi) ed è nominata Membro Onorario dell’Accademia Russa delle Belle Arti. Nel 2011 partecipa alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (Padiglione Italia) e nel 2013 alla 55. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (Padiglione Cuba, La Perversión de lo Clásico: anarquía de los relatos). Nel 2014 le sono dedicate tre mostre personali – MAC di Santiago del Cile; MACBA-Museo di Arte Contemporanea di Buenos Aires; Museo dell’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo –, seguite nel 2015 dalla mostra personale OurTrash a La Triennale di Milano e nel 2017 da Giardino al MACRO-Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Nel giugno del 2018 espone a Palermo – nell’ambito di Palermo Capitale della Cultura 2018 e degli eventi collaterali di Manifesta 12 – l’installazione Monaci, a cura di Danilo Eccher, presso il Real Albergo dei Poveri, a cui segue la mostra personale Domus presso il Palacio de Gaviria di Madrid. Nel 2020 la galleria Magazzino di Roma ospita la mostra personale, Si può illuminare un cielo melmoso e nero? Nel 2021 espone alle Gallerie d’Italia di Milano la mostra personale “Ulteriori gradi di libertà nella città che resiste” curata da Andrea Viliani.

NOMAS FOUNDATION

Nomas Foundation è un centro di ricerca non profit interdisciplinare e transdisciplinare che riflette sull’estetica dei linguaggi socioculturali, politici, economici, storici, scientifici a partire dal dispositivo dell’arte contemporanea. Spazio di inclusione e partecipazione, la fondazione è impegnata attraverso l’arte contemporanea a costruire all’interno della sfera pubblica forme relazionali in grado di cancellare qualsiasi discriminazione di razza, genere, classe, età, abilità valori di Nomas Foundation aspirano a giustizia sociale, eguaglianza economica, equanime accesso all’istruzione, sviluppo sostenibile, imparziale accesso alle risorse, mobilità sociale, impegno civico.