Con una mostra, curata da Francesca B. Arista, a Milano alla Galleria Giovanni Scacchi è stato presentato il libro transparency sul lavoro di Andrea Branzi con il Plexiglas immortalato dalle fotografie di Tom Vack.

Il volume transparency, edito dalla Galleria Giovanni Scacchi con Fortino Editions, propone per la prima volta in modo unitario il lavoro di Andrea Branzi con il Plexiglas: è una collezione dicirca sessanta tra vasi e oggetti in polimetilmetacrilato disegnati tra il 2002 e il 2017 e realizzati con l’azienda Metea di Guanzate (Como).

Nel libro, le opere di Branzi sono interpretate dal fotografo Tom Vack che, con il suo stile personale, esalta le caratteristiche di trasparenza e di rifrazione e trasmissione della luce che sono proprie di questo materiale.In occasione della mostra è stata presentata anche un’edizione del libro transparency numerata e firmata da Branzi, in 99 copie, accompagnata da un box in Plexiglas.

I vasi sono sempre stati dei modelli dell’Universo, sia quando si fanno in terra ruotando il tornio, seguendo la rotazione del cosmo; sia quando si fanno in Plexiglas trasparente, inglobandovi dentro una parte di uno spazio infinito…

Questi oggetti trasparenti, sfumati o decorati sono un esempio importante delle attuali frontiere di ciò che un tempo si chiamava “artigianato”, dove il lavoro manuale era predominante e che oggi invece è diventato il segmento tecnologicamente più avanzato dell’intero ciclo della produzione industriale.Un segmento caratterizzato dall’uso di materiali ad alta tecnologia, da macchine a controllo numerico, da pantografi elettronici e da finiture manuali. Si tratta di laboratori altamente automatizzati dunque, duttili, silenziosi, pulitissimi, dove il rapporto tra uomo e gli strumenti tecnologici è molto intenso.

“La trasparenza non è mai appartenuta al mondo degli oggetti di design, togliendo loro la qualità del pensiero concettuale. La trasparenza di questi oggetti – spiega Branzi – così come li abbiamo interpretati con Scacchi, non è soltanto il risultato di un materiale, ma è anche la metafora di una ricerca che si sviluppa “nel vuoto” intercettando universi sommersi e nuove dimensioni mentali.”

La Galleria Giovanni Scacchi, creata nel 2003, collabora con artisti, designer e architetti internazionali come Andrea Branzi, Toyo Ito e Alessandro Mendini.

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