Per guardare al passato ci vuole un certo stile, e nella moda di oggi è concesso solo se lo sguardo scaccia la nostalgia e si fa ispirazione nell’interpretare i codici della contemporaneità, e anche del futuro prossimo. Raf Simons, direttore creativo di Maison Dior, dal suo debutto si è dimostrato un maestro nel rimettere mano ai codici che hanno creato la moda come la conosciamo adesso e farli suoi, catapultandoli in una visione pioneristica dello stile che non lascia indietro femminilità, simmetria, bellezza e seduzione. Nella collezione Haute Couture, appena sfilata a Parigi, Simons sublima il concetto e percorre un mix di ciò che ha definito il “fascino”, parola quanto mai chiave, negli anni 50, la sperimentazione negli anni 60 e la liberazione da ogni costrizione predefinita negli anni 70. Per la prima volta, e in una maniera inaspettatamente omogenea, questi tre decenni si contaminano e traggono ispirazione reciproca, per arrivare, insieme, a definire un look tutto nuovo di cui non si era mai sentito parlare. I colori sono vibranti e tenui allo stesso tempo, le decorazioni più frivole si abbinano al rigore dei tagli simmetrici, stivali cuissard di vernice fluo spuntano sotto gonne plissettate a corolla. D’un tratto incombe la psichedelia, per poi tornare ai toni più pacati e nuovamente tuffarsi nelle materialità ultramoderne che si sovrappongono le une alle altre. Un’estetica in costruzione, esattamente come lo spazio della sfilata: un’intricata rete di impalcature metalliche, quelle di un’epoca che non distrugge il preesistente ma lo ristruttura, smontando e rimontando. Una struttura visiva solo apparentemente complessa, ma che alla prima uscita si risolve nella spontaneità che contraddistingue l’evoluzione naturale delle cose.