Il cappello in ogni collezione FW 2018-19 è elemento di distinzione che caratterizza l’outfit rafforzando l’idea stilistica. Protezione, casco da moto come da A. F. Vandevorst o da space age nella visionaria versione di Maison Margiela, pronti ad ogni evenienza contro possibili avversità metereologiche o radiazioni nocive persino in versione scafandro con solo occhi e bocca visibili nell’apocalittica collezione di Walter van Beirendonck.

Artistico da Miyake e da Chalayan, etnico da Missoni in modalità neo grunge o da creativa ad ogni costo per Tsumori Chisato. L’idea è molteplice e sfaccettata. Se da un lato il bisogno di proteggerci prevale, dall’altro un desiderio di distinzione colta, raffinata come pervasa da una dolcezza nostalgica di una gestualità ed un rispetto ormai dimenticati.

Donano a completare le meravigliose scollature in velluto nero di Saint Laurent e ci riportano ai film anni ’50, di cui ci resta il fascino delle velette da Chanel couture a creare mistero. Altra versione orientaleggiante, lo vuole ibrido col turbante da Westwood o con l’hijab come da Calvin Klein e da Gucci, un’idea di velo delle madonne dal cuore trafitto messicane ad incorniciarne il volto. Integrazione tra culture diverse e desiderio di credere fortemente al sacro, al politico, al valore della tradizione culturale.

E alla gioia, a quel giocoso mondo Hip Hop così ben rappresentato da Nicopanda e da Y3 come da Marni, Kenzo, Opening Ceremony, Facetasm, Undercover, una declinazione che parte dal berretto di lana con pon pon, alla cloche ed arriva ad ampie falde coloratissime in velluto dal tono sorprendentemente ironico.

cover: Martin Margiela