Chi è oggi il testimone del bello e ben fatto italiano che ha reso grande il made in Italy nel mondo? Tolti i colossi internazionali, chi sta dominando la scena contemporanea della moda fatta in Italia? Quali sono i loro percorsi e i loro traguardi? Il libro MODA. IL NUOVO MADE IN ITALY di Marco Magalini, nelle librerie a partire da dicembre, racconta le storie dei talenti di nuova generazione, italiani e non, che hanno deciso di produrre le loro collezioni in Italia e che hanno la responsabilità di tramandare l’eccellenza manifatturiera e stilistica del nostro Paese. Nel suo primo libro, il giovane giornalista Marco Magalini, l’art director di Designspeaking, individua delle case history di successo che descrivono lo scenario contemporaneo della moda made in Italy. Una nuova generazione rispetto ai ‘padri fondatori’ del ready-to-wear italiano che sta traghettando il loro savoir faire nel futuro. Queste eccellenze si stanno distinguendo nei mercati internazionali per distribuzione, strategie innovative e profitti: Angelos Bratis, Benedetta Bruzziches, Camo, Casamadre, Christian Pellizzari, Co|te, Marcobologna, Paula Cademartori, Quattromani, San Andrès Milano, Stella Jean, SuperDuper Hats. L’Italia è ancora un Paese ancora davvero in grado di offrire opportunità e dar voce a nuovi talenti emergenti che scelgono il nostro Paese per produrre? “Se volessi fare un discorso superficiale potrei dire che lʼItalia non è un Paese per giovani e che i giovani per guadagnare dovrebbero scappare dallʼItalia per andare allʼestero a cercare fortuna come fecero i nostri nonni in passato – disposti però, come allora, ad iniziare dai lavori veramente umili e sudarsi un posto di lavoro guadagnandoselo sul campo –, potrei anche dire che cʼè la crisi, che ogni giorno chiudono in Italia aziende e bravi professionisti perdono il loro posto di lavoro. Potrei addirittura convincermi che siamo un Paese morto, ottuso, retrogrado e pieno di burocrazia, di tasse, di ʻfregatureʼ per giovani imprenditori ma in ogni medaglia ci sono due facce, cʼè chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto. Cʼè il positivo e il negativo, lʼottimista e il pessimista. Io mi sforzo a rimanere concentrato su unʼItalia piena di startup, di nuove leve che lavorano venti ore al giorno per raggiungere un obiettivo. Non credo che i grandi imprenditori di ieri, che sono arrivati dove sono oggi, lavorassero meno… Vedo unʼItalia che ci prova, che ha voglia di investire per rilanciarsi. Vedo imprenditori che non si adagiano e continuano a ragionare in grande. Investono in innovazione, in prodotto e ricerca, pensando al successo nel lungo periodo. Vedo persone umili che lavorano e non si lamentano. È questa lʼItalia. Un popolo di lavoratori, più o meno giovani, che cercano di aprirsi al domani con ottimismo. LʼItalia è un Paese per quei nuovi imprenditori che credono in se stessi, che hanno coraggio e non hanno paura di non avere i soldi per uscire a cena”.
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